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 Difficoltà e disturbi nei primi anni di vita

Sono un gruppo eterogeneo di disturbi, la maggior parte dei quali si manifesta nella fascia di età 0-3 o 0-5, quindi in età prescolare.
Tra questi disturbi si trovano:
  • I disturbi della relazione e dell’attaccamento e i disturbi della regolazione,
  • I disturbi alimentari precoci,
  • I disturbi del sonno.
 
Con il termine Disturbi della relazione e dell’attaccamento e Disturbi della regolazione,  si  fa riferimento a difficoltà, in alcuni casi significative, nella relazione genitore (caregiver)-bambino.
Nel caso dei disturbi della relazione e dell’attaccamento sono presenti problematicità nelle percezioni, atteggiamenti, comportamenti e affetti di uno o di entrambi i partner della coppia (genitore-bambino).
Nel caso invece dei disturbi di regolazione, si osservano criticità nelle capacità regolative del bambino, il quale manifesta alcune difficoltà nella regolazione del comportamento, dei processi fisiologi­ci, sensoriali, attentivi o affettivi e nell'organizzazione di uno stato di calma, di vigilanza o di uno stato affettivo positivo. Dato che le capacità regolative si sviluppano attraverso un processo in cui si intrecciano, da un lato, le capacità organizzative innate del bambino e le interazioni ripetute della diade bambino-caregiver (genitore), queste difficoltà sono in parte connesse con problematicità nella relazione bambino-caregiver.
Il bambino, quindi, manifesta un sintomo, cioè un alterazione delle competenze di autoregolazione (es. disturbo psicosomatico di una funzione,  come disturbi nel sonno o nell’alimentazione o disturbo della regolazione dei ritmi biologici di base).                                                    
 Per individuare tali difficoltà occorre che lo specialista (psicologo o neuropsichiatra), osservi l’interazione tra genitore e bambino e rilevi il modo in cui il genitore descrive la propria esperienza soggettiva con il bambino. Risulta inoltre importante porre attenzione all'intensità, frequenza e durata del disturbo della relazione e considerare vari aspetti:
  • Il comportamento di ogni componente della diade (genitori-bambino) nell'interazione
  • Il tono affettivo (il tono emozionale caratteristico),
  • Il coinvolgimento psicologico (che fa riferimento agli atteggiamenti e alle percezioni del bambino, cioè il significato che il comportamento del bambino ha per i genitori).
Tale analisi viene svolta dallo specialista (psicologo o neuropsichiatra), in base all'età del bambino, impiegando osservazioni della relazione caregiver- bambino e strumenti indiretti. Importante risulta essere la valutazione di alcuni comportamenti significativi nell'organizzazione dell’attaccamento, tra cui: le manifestazioni degli affetti, la ricerca di conforto, la ricerca di aiuto, la cooperazione, il comportamento esplorativo, il comportamento di controllo e le risposte di riunione. Tutto ciò permette di comprendere quale sia il tipo di relazione e interazione reciproca tra bambino e caregiver e di pianificare un intervento, nel caso sia necessario. Infatti se dalle osservazioni accurate della relazione affettiva e comportamentale di genitore e bambino, emergano alcune criticità e rotture, risulta importante intervenire, fino ai 5- 6 anni del bambino, con un percorso di intervento di sostegno alla genitorialità (parent training) per potenziare o sviluppare nuove e più idonee modalità relazionali.
  
Altri disturbi precoci possono manifestarsi in due delle funzioni vitali dei bambini:
-alimentazione
-sonno
 
Difficoltà nell'area dell’alimentazione
Nelle fasce della prima e seconda infanzia è possibile individuare alcune problematicità nell'alimentazione. In questo caso è necessario ricorrere ad inquadramenti che mettano in relazione l’alterazione della condotta alimentare ai complessi aspetti riguardanti, da una parte la relazione bambino-caregiver (genitore), dall'altra le specifiche caratteristiche dell’individuo.
Si stima che il 25% dei bambini con un normale sviluppo psicofisico possono presentare un problema alimentare, mentre il 35% si riscontra con bambini con difficoltà di sviluppo (prematurità, immaturità, disabilità specifiche).
Per quanto concerne la prima infanzia, la valutazione clinica dei di­sturbi del comportamento alimentare non può prescindere dalla considerazione che l'alimentazione costituisce un momento essenziale della relazione fra il bambino e chi si prende cura di lui e che quindi, data questa valenza fortemente relazionale, even­tuali risposte disadattive dell'adulto ai comportamenti disturbati del bambino possono complicare significativamente le sue iniziali diffi­coltà alimentari.
Sulla base della valutazione specialistica si valuterà se è presente un disturbo dell'alimentazione, quindi il bambino presenta difficoltà a stabilire pattern regolari di ali­mentazione con adeguata assunzione di cibo e, di conseguenza, pre­senta una crescita irregolare non dovuta a cause organiche. Per poter procedere a tale diagnosi, devono comunque essere assenti altri tipi di disturbi propri di questa fascia d'età.

Oltre a ciò sono presenti alcune manifestazioni come:
- Il disturbo della pica: caratterizzato nell'ingestione ripetuta e prolungata (per un periodo superiore a 1 mese) di sostanze non nutritive, in bambini di almeno 2 anni. Si os­serva in genere una specificità delle sostanze assunte in funzione dell'età e della possibilità di reperimento nell'ambiente: i bambini più piccoli tendono a ingerire colori, gesso, spago, capelli, stoffa; i più grandi, escrementi di animali, sabbia, insetti, foglie, sassi. Da ricordare che mentre durate  i primi 18 mesi, l'assaggiare e ingerire sostanze non commestibili può essere considerato un normale compor­tamento esplorativo, il persistere di questa modalità dopo i 18 mesi è da considerarsi un campanello di allarme.  II disturbo della pica insorge abitualmente intorno ai 24 mesi ed è più frequente nei bambini con deficit nello sviluppo intellettivo o con gravi deprivazioni ambientali.
Dal punto di vista clinico, un'attenzione particolare deve essere ri­volta alle complicanze che possono associarsi al disturbo.
 
-Il disturbo di ruminazione: il bambino tende a rigurgitare o rimasticare il cibo per un periodo di almeno un mese.
 
 Difficoltà nel sonno
I Disturbi del sonno sono correlati ad un'ampia varietà di fattori che contribuiscono alla regolazione e organizzazione temporale del sonno; questi fattori includono aspetti maturativi bio-psico-sociali, il temperamento del bambino e la relazione bambino-caregiver.
I vari di­sturbi del sonno in età evolutiva richiedono una valutazione accurata che indaga lo sviluppo psicologico e relazionale, ma anche fisico, ed in particolare deve basarsi anche su stu­di polisonnografici.

I vari  disturbi del sonno possono essere distinti in varie categorie:
1. Dissonnie, alterazioni della quantità, della qualità o del ritmo del sonno
a. Disturbi d'inizio e mantenimento del sonno (DIMS) o insonnie
L’insonnia nel bambino si manifesta con il bambino che resiste al sonno, che presenta perciò una mancanza di sonno.
Le cause nel bambino sono prevalente­mente legate a modalità interattive abituali acquisite dal bambino e dai ge­nitori.
I diversi quadri nel bambino variano con l'età:
-  nei primi 3 anni di vita dominano le difficoltà d’addormentamento e i risvegli notturni,
- in seguito sono frequenti insonnie di mantenimento o insonnie iniziali con paure all'addormentamento,
- in adolescenza, l'insonnia ha caratteristiche come nell'adulto.
Le cause dei DIMS nell’infanzia si possono in­dividuare in fattori comportamentali e sociali (modalità d'addormentamento, eccessiva ali­mentazione notturna, inadeguata igiene del sonno) e fattori individuali (come allergie alle proteine del latte, assunzione di farmaci stimolanti etc.). In particolare molto frequenti in questa categoria sono i risvegli notturni.
 
b. Disordini da eccessiva sonnolenza o Ipersonnie
È di frequente un problema poco riconosciuto. Il bambino è iperattivo, irritabile, disattento, ha dif­ficoltà nel controllo dell'aggressività e disturbi di apprendimento.
 
c. Disturbi del ritmo circadiano
Riguardano la mancata coordinazione tra il ciclo sonno veglia dell’individuo e le esigenze sociali e del ciclo luce-buio; la quantità e qualità del sonno è adeguata. Abbiamo così fasi anticipate o posticipate o pattern irregolari del ritmo (sonno frammentato ma in totale adeguato).
 
2. Parasonnie, sono eventi intensi associati al sonno. Essi comprendono i disturbi dell'arousal, della transizione sonno-veglia e dei disturbi associati al sonno REM.
Tra i disturbi dell'arousal si ritrovano:
  • il pavor nocturnus (terrore notturno), che può già iniziare dai 2 anni (massima incidenza 5-7 anni). E’ più frequente nei maschi e spesso ha carattere di familiarità. Il terrore notturno si presenta come un risveglio improvviso, nelle prime ore del sonno, di durata 1-15 minuti, con il bambino terrorizzato, agitato, che parla incoerentemente o grida, sono presenti imponenti segni neurovegetativi legati all'angoscia (es. ta­chicardia, tachipnea, sudorazione etc.)  In realtà il bambino non è sveglio e si oppone ai tentativi di tranquillizzazione;
  • il risveglio confusionale (può durare anche diverse ore do­po un risveglio forzato dal sonno profondo). Si manifesta nelle prime ore di sonno lento e profondo;
  •  il sonnambulismo si presenta dai 6 ai 12 anni con automatismi comportamentali sia semplici che complessi. Si manifesta nelle prime ore di sonno lento e profondo.
Gli incubi invece si presentano nelle ultime ore della notte e seguono sogni a contenu­to angoscioso o pauroso, che il bimbo ricorda e può raccontare; gli incubi terminano con il risveglio e in genere con la paura del bambino a ri­addormentarsi per il ripetersi dell'incubo.
 
3. Disturbi del sonno associati a patologie internistiche-psichiatriche, ovvero disturbi concomitanti ad alcuni disturbi neurologici, respiratori, cardiaci e gastroenterici.
 
Questi disturbi hanno espressioni diverse nelle diverse età:
- i disturbi d'inizio e manteni­mento del sonno sono prevalenti nella fascia 0-3 anni,
- nella fascia 3-6 anni preval­gono le paure all'addormentamento, gli incubi e i disturbi dell'arousal,
- da 6-13 anni le para­sonnie e le difficoltà ad addormentarsi,
- in adolescenza fisiologicamente aumenta la sonno­lenza.
         
Per quanto riguarda l’intervento, dato che la categoria di tali disturbi risulta ampia, a seconda delle cause che li sostengono, si possono impiegare approcci terapeutici diversi. Per esempio gli interventi possono essere:
- Ambientali- relazionali: interventi comportamentale o psicoterapia breve caregiver-bambino
- Farmacologico (Bambino sotto 6 anni): in questo caso è necessaria una precedente analisi medica e prescrizioni mediche.

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