Il linguaggio
Il linguaggio verbale è una delle modalità di comunicazione dell’uomo, che nella maggior parte dei bambini evolve spontaneamente sulla base dell’esperienza.
Tutto può comunicare un concetto; comunicare equivale a trasmettere informazioni, ma l’elemento fondamentale è l’intenzionalità: si ha comunicazione quando chi produce un messaggio ha l’intenzione di inviare un certo messaggio ed il ricevente lo percepisce come tale. La comunicazione è dunque una trasmissione intenzionale di informazioni.
Il linguaggio si evolve progressivamente fino ad ottenere una padronanza della lingua, comprese le regole grammaticali, a circa 4-5 anni.
La comprensione è precedente alla produzione:
Parlatori tardivi
Fino a circa 24-30 mesi si rileva una ampia variabilità nello sviluppo del linguaggio di bambini/e, ma ci sono bambini (parlatori tardivi) che a tale età non utilizzano il linguaggio verbale per comunicare e costruire la loro conoscenza del mondo. Sono individuabili alcuni campanelli di allarme che i genitori possono osservare e indicare la presenza di alcune criticità:
Disturbi del linguaggio
Più avanti con l’età del bambino, può sempre più strutturarsi la presenza di un disturbo del linguaggio. In questo ultimo caso diventa necessaria una valutazione specialistica multiprofessionale, tramite test strutturati, che permette di inquadrare:
-le abilità non comunicative del bambino: utilizzo dei gesti, dello sguardo
-le capacità in entrata, cioè la comprensione del messaggio verbale;
-le capacità in uscita, cioè le caratteristiche del linguaggio prodotto dal bambini
-indagare il suo funzionamento cognitivo, cioè le sue capacità di ragionamento rispetto a quanto atteso per la sua età cronologica
Sulla base della valutazione, in presenza di capacità cognitive non verbali nella norma, si possono individuare vari disturbi nell’area del linguaggio
BALBUZIE
Nei primi anni di vita il bambino può presentare balbuzie “fisiologica”, se tuttavia essa insorge a 6-7 anni si può parlare di difficoltà vera e propria su cui intervenire. Il bambino tende a ripetere una parte della parola o ad avere arresti, prolungamenti ripetizioni (di suoni, sillabe, parole) nel parlato che possono presentarsi in modo evidente oppure con tentativi di mascheramento (provare a interrompere la balbuzie, evitare situazioni che favoriscono la balbuzie, ecc). Si osserva, quindi un’alterazione del flusso dell’eloquio nelle componenti del ritmo e della fluidità, non un deficit di strutturazione del linguaggio (il bambino sa esattamente cosa vuole esprimere) nonostante possa essere presente una difficoltosa comprensione del messaggio prodotto.
Esistono varie forme di balbuzie, a seconda di come è combinata la presenza di ripetizioni di suoni, sillabe (della parola, o che ne sono estranee), parole e la presenza di blocchi muscolari che influiscono sulla produzione; è inoltre possibile che la persona utilizzi strategie – apparentemente efficaci - per mascherare la balbuzie ma con un ingente e faticoso dispendio di energie.
In ambito medico, sono presenti altri diversi tipi di disfluenze: tachilalia (il bambino parla velocemente), farfugliamento (disfluenze in associazione a disturbi mentali), tumultus sermonis (parlare velocemente “mangiandosi le parole”), altri tipi di disfluenze secondarie a difficoltà neurologiche, intellettive, emotive.
La balbuzie necessita di intervento integrato:
Il linguaggio verbale è una delle modalità di comunicazione dell’uomo, che nella maggior parte dei bambini evolve spontaneamente sulla base dell’esperienza.
Tutto può comunicare un concetto; comunicare equivale a trasmettere informazioni, ma l’elemento fondamentale è l’intenzionalità: si ha comunicazione quando chi produce un messaggio ha l’intenzione di inviare un certo messaggio ed il ricevente lo percepisce come tale. La comunicazione è dunque una trasmissione intenzionale di informazioni.
Il linguaggio si evolve progressivamente fino ad ottenere una padronanza della lingua, comprese le regole grammaticali, a circa 4-5 anni.
La comprensione è precedente alla produzione:
- già nell’utero i bambini sono attratti dai suoni ambientali familiari,
- solo a 8-10 mesi è presente un’iniziale aumento della comprensione orale per routines e parole maggiormente udite all’interno di un dato contesto.
- Dai 18-24 i bambini iniziano a svincolarsi dal contesto, e a comprendere frasi anche che non hanno direttamente niente a che vedere con ciò che accade o che hanno intorno.
- A 30-36 mesi la comprensione è adeguata a messaggi anche più complessi in cui è necessario processare più richieste effettuate dall’adulto.
- Le prime parole compaiono a circa 11-15 mesi, per avere un inventario di circa 30 parole a 17 mesi.
- Inizialmente (18-20 mesi) si ha un graduale aumento del vocabolario posseduto dal bambino con un incremento di circa 30 parole al mese,
- per poi arrivare alla cosiddetta “esplosione del vocabolario” intorno ai due anni (21-26 mesi) con un aumento di circa 50 parole al mese.
- a 19-24 mesi sono prodotte associazioni di singole parole in successione (“tata veni”, “palo. Pocchi. Piedi” (Paolo ha i piedi sporchi);
- a 20-33 mesi la frase composta da soggetto-verbo-complemento oggetto è in consolidamento e ci sono i primi tentativi di produrre frasi complesse,
- mentre a 27-38 mesi è presente un aumento della complessità della frase anche nelle componenti grammaticali (es: articoli), fino all’uso prima di coordinate e poi di subordinate.
Parlatori tardivi
Fino a circa 24-30 mesi si rileva una ampia variabilità nello sviluppo del linguaggio di bambini/e, ma ci sono bambini (parlatori tardivi) che a tale età non utilizzano il linguaggio verbale per comunicare e costruire la loro conoscenza del mondo. Sono individuabili alcuni campanelli di allarme che i genitori possono osservare e indicare la presenza di alcune criticità:
- assenza della lallazione (produzione in sequenza di sillabe prima tutte uguali, poi con suoni diversi modificando anche l’intonazione);
- assenza o numero di parole ridotto rispetto a quanto atteso
- ridotto utilizzo dei gesti;
- il bambino non risponde al nome;
- non comprensione di messaggi semplici al di fuori di un dato contesto;
- il bambino non guarda negli occhi;
- lenta acquisizione di nuove parole (vocabolario di meno di 10 parole a 24 mesi, meno di 50 a 30 mesi)
- Mancata o immatura presenza dell’abilità di combinare parole in frasi (almeno due parole combinate a 30 mesi)
Disturbi del linguaggio
Più avanti con l’età del bambino, può sempre più strutturarsi la presenza di un disturbo del linguaggio. In questo ultimo caso diventa necessaria una valutazione specialistica multiprofessionale, tramite test strutturati, che permette di inquadrare:
-le abilità non comunicative del bambino: utilizzo dei gesti, dello sguardo
-le capacità in entrata, cioè la comprensione del messaggio verbale;
-le capacità in uscita, cioè le caratteristiche del linguaggio prodotto dal bambini
-indagare il suo funzionamento cognitivo, cioè le sue capacità di ragionamento rispetto a quanto atteso per la sua età cronologica
Sulla base della valutazione, in presenza di capacità cognitive non verbali nella norma, si possono individuare vari disturbi nell’area del linguaggio
- disturbo del linguaggio: difficoltà persistenti dovute a deficit della comprensione e produzione. Il numero e la variabilità di parole utilizzate risulta ridotto; la struttura della frase appare immatura e mancare di alcuni elementi. Le abilità discorsive risultano compromesse.
- disturbo fonetico-fonologico: sono presenti difficoltà nell’organizzazione dei suoni. Spesso è presente scarsa sensibilità alla comprensione delle parti del discorso acusticamente meno rilevanti (es. articoli, preposizioni)
- Disturbo della fluenza/balbuzie (si veda più avanti)
- Disturbo della comunicazione sociale pragmatica: persistenti difficoltà nell’uso della comunicazione all’interno di contesti sociali (es: interpretazione di un sorriso, difficoltà nell’interpretazione di metafore e modi di dire);
- Disturbo della comunicazione non altrimenti specificato: categoria in cui rientrano tutte le difficoltà nell’area del linguaggio non inquadrabili nei suddetti disturbi.
- Associazione a una disabilità di tipo intellettivo per ritardo cognitivo
- Disturbi dell'articolazione dell'eloquio (es: produzioni eccessivamente rallentate e faticose anche se ben pianificate) per difficoltà di ordine neurologico;
- Difficoltà legate alla difficoltà nel reperire la giusta sequenza di movimenti;
- Disturbi del linguaggio provenienti da un quadro di sordità più o meno grave, con necessità di protesi o impianto cocleare;
- Disturbi pragmatici legati allo spettro autistico;
- Sindrome di Landau-Kleffner: difficoltà sia comprensione che in produzione per anomalie neurologiche (epilessia)
BALBUZIE
Nei primi anni di vita il bambino può presentare balbuzie “fisiologica”, se tuttavia essa insorge a 6-7 anni si può parlare di difficoltà vera e propria su cui intervenire. Il bambino tende a ripetere una parte della parola o ad avere arresti, prolungamenti ripetizioni (di suoni, sillabe, parole) nel parlato che possono presentarsi in modo evidente oppure con tentativi di mascheramento (provare a interrompere la balbuzie, evitare situazioni che favoriscono la balbuzie, ecc). Si osserva, quindi un’alterazione del flusso dell’eloquio nelle componenti del ritmo e della fluidità, non un deficit di strutturazione del linguaggio (il bambino sa esattamente cosa vuole esprimere) nonostante possa essere presente una difficoltosa comprensione del messaggio prodotto.
Esistono varie forme di balbuzie, a seconda di come è combinata la presenza di ripetizioni di suoni, sillabe (della parola, o che ne sono estranee), parole e la presenza di blocchi muscolari che influiscono sulla produzione; è inoltre possibile che la persona utilizzi strategie – apparentemente efficaci - per mascherare la balbuzie ma con un ingente e faticoso dispendio di energie.
In ambito medico, sono presenti altri diversi tipi di disfluenze: tachilalia (il bambino parla velocemente), farfugliamento (disfluenze in associazione a disturbi mentali), tumultus sermonis (parlare velocemente “mangiandosi le parole”), altri tipi di disfluenze secondarie a difficoltà neurologiche, intellettive, emotive.
La balbuzie necessita di intervento integrato:
- tecniche logopediche per promuovere un corretto utilizzo e integrazione dell’apparato respiratorio, fono-articolatorio e gestione del ritmo dell’eloquio.
- percorso psicologico, in quanto i bambini/ragazzi con balbuzie vivono spesso un forte disagio, con percezione spesso dell’altro come colui che emette giudizio e non come possibilità di incontro.